Flavio Favelli aveva realizzato un murale non solo poetico, ma profondo sotto ogni aspetto: concettuale e formale. La figurina panini – senza più il volto e il nome dello scomparso Gigi Marulla – sanciva definitivamente la sua assenza.
Mi sono chiesto cosa abbia spinto i tifosi del Cosenza ad aggiungere arbitrariamente il nome del calciatore.
Shakespeare qui si farebbe una grossa risata:
What’s in a name? That which we call a rose by any other name would smell as sweet
I tifosi, che evidentemente non si rendono conto che nell’assenza ci può essere presenza più che nella presenza stessa, hanno tentato di curare una delle paure più vecchie del mondo. La (propria) paura della morte. Horror vacui per eccellenza.
Nel capitolo 20 dei Saggi, Michel de Montaigne, riprendendo il concetto caro a Cicerone che «filosofare è imparare a morire», scrive:
tutta la saggezza e i ragionamenti del mondo si riducono infine a questo, di insegnarci a non temere di morire
Favelli (gli artisti veri sono filosofi che lavorano con le immagini) ci ha provato ad insegnarglielo. Un applauso al tentativo coraggioso.