Jim Dine dona 28 opere realizzate tra il 1961 ed il 2016 al Musée national d’art moderne e il Centre Pompidou ci realizza una bella mostra.
L’esposizione, tramite un percorso di visita ben strutturato e scenograficamente impeccabile, mette bene in evidenza il lavoro di ricerca dell’artista americano che sfrutta la lezione della pop art e dell’espressionismo astratto — soprattutto di Rauschenberg, Pollocks e De Kooning — al fine di raggiungere una propria identità concettuale e formale.
Troviamo gli attrezzi, che occupano una parte centrale della produzione di Dine. Gli assemblage, attraverso i quali si appropria di oggetti quotidiani e icone ordinarie (i cuori, gli accappatoi) a cui donare una nuova lettura simbolica legata al proprio vissuto personale. I Concrete paintings, che richiamano l’esperienza dell’espressionismo astratto ma al tempo stesso se ne allontanano a causa della presenza di un gesto ripetitivo e razionale. Le sculture, con evidenti riferimenti alla storia dell’arte, come la Venere di Milo. I suoi Pinocchio policromi, alter ego dell’artista. Ed infine le 9 poesie ispirate al suo rapporto con la città di Parigi. Lo stesso Dine si dichiara un «collezionista di parole». Qui la sua scrittura, come fosse un collage, assume una formalità estetica incredibilmente accattivante.
In definitiva, la mostra Paris reconnaissance ben ripaga il «debito culturale» dell’artista con la Francia.