Nella loro canzone Innamoratissimo – in soli 4 miseri minuti – questi due particolari individui apparsi improvvisamente nel panorama musicale italiano dei primi anni ‘80, sono riusciti a produrre un concentrato esplosivo di tutto ciò che l’Innamoratissimo non deve assolutamente dire e/o fare quando si trova di fronte all’oggetto del suo desiderio.
Esaminiamo inizialmente il look e l’atteggiamento dell’Innamoratissimo.
Gli abiti, le acconciature, gli sguardi languidi, le pose, le faccine da ebete, il sorriso da idiota, i passettini di danza laterali, le girandole con le mani, i saltelli e zompetti, ed in definitiva tutte le movenze un po’ goffe, sono il biglietto da visita dell’Innamoratissimo. Già qui parte perdente. Sarebbe meglio non parlasse ma sappiamo già che lo farà. E cosa dirà esattamente?
Ciò che, sfortunatamente per lui, segue:
Come fai ad esser triste
in un giorno così
tu che fai battere forte il mio cuore,
non sei più da sola e
io sono qui con te.
L’Innamoratissimo vede l’oggetto del suo desiderio triste e non dovrebbe esserlo per il solo fatto che lui è lì e gli batte forte il cuore. A chiedere cos’è che rende triste l’oggetto amato non ci pensa proprio. L’Innamoratissimo non se ne cura. L’Innamoratissimo è fondamentalmente un egoista. O forse, ipocritamente, teme le possibili risposte. Continuando nella nostra analisi scopriremo che questa è una ipotesi plausibile.
Non so che cos’è
che mi prende di te,
so che fai battere forte il mio cuore,
non deludermi perché
io vivo già per te.
Ecco. Bravo. L’Innamoratissimo sta dicendo all’oggetto amato che gli batte forte il cuore e non lo deve deludere. Ma non ha proprio idea del perché. Non molto lusinghiero nei confronti dell’altro. Poche idee e molto confuse. Complimenti!
Prima avevo un computer
mentre adesso sei tu,
tu che fai battere forte il mio cuore,
io ti accenderò per me
e giocherò con te.
Capolavoro assoluto di tutta la canzone. Devo spiegare la differenza tra un computer ed un essere umano? Che poi un computer… Oggi si parlerebbe di Playstation e Xbox. All’epoca il Vic 20 o forse il Commodore 64.
Io ti stavo aspettando
e finalmente ci sei
tu che fai battere forte il mio cuore,
che tu voglia oppure no
dovrai amarmi un po’.
Qui l’Innamoratissimo dà segni di squilibrio ed assume anche un atteggiamento preoccupante. Che tu voglia oppure no dovrai amarlo. Ma almeno un po’ dai. Non troppo. Sta parlando un futuro stalker. Attenzione.
Come fai ad esser triste
in un momento così
tu che fai battere forte il mio cuore,
su non piangere ora che
io sono qui con te.
Eccoci di nuovo. L’oggetto amato è ancora triste. L’Innamoratissimo si è completamente disinteressato di lui sin dalle prime strofe; non ha chiesto il perché fosse triste ed ora addirittura piange. Possiamo sostenere quasi con certezza che il motivo per cui adesso piange è proprio perché lui è lì. Ed è questo motivo che fondamentalmente trattiene l’Innamoratissimo dal chiedere all’oggetto amato come stanno realmente le cose. La certezza di essere respinto.
Ora, in breve, analizziamo il ritornello.
Innamoratissimo,
in preda ad uno spasimo,
Tipico atteggiamento ossessivo compulsivo.
Innamoratissimo,
oltre tutti i limiti,
Soprattutto quelli della ragione.
Possiamo quindi affermare con certezza che – nel suo complesso – stiamo assistendo ad un “annullamento”. Prendo il termine in prestito da Barthes nel suo Frammenti di un discorso amoroso. Ossia:
Accesso di linguaggio durante il quale il soggetto giunge ad annullare l’oggetto amato sotto il volume dell’amore stesso: con una perversione propriamente amorosa, il soggetto ama l’amore, non l’oggetto.
L’Innamoratissimo (soggetto amoroso) quindi è esattamente colui “che parla dentro di sé, amorosamente, di fronte all’altro (l’oggetto amato), che non ne parla.”
Ma perché è comunque importante continuare a sostenere I Righeira e, nello specifico, difendere questa canzone?
Ce lo indica sempre Barthes. Perché:
Nonostante tutto, il soggetto amoroso afferma l’amore come valore
E accontentiamoci almeno di questo!